Un dono che dà la vita
Convegno nazionale sul tema di studio “La donazione del sangue cordonale”. Una grande occasione per stimolare il comportamento etico e morale degli individui e delle comunità e per continuare aservire.
di Francesco Di Bella e Alfredo Orlandoni
L’indubbia rilevanza medico-scientifica che avrebbe avuto il Convegno Nazionale sul Tema di Studio del corrente a.s., che si è tenuto il 14 aprile all’Hotel Kulm Portofino, era sin dall’inizio evidenziata dai patrocini, dal Ministero della Sanità a quello di tutte le più importanti associazioni medico scientifiche nazionali e dalla chiara fama dei relatori. A conferma dei positivi aspetti etici e morali di questa particolare donazione, si è aggiunta la voce di S.E. il Cardinale Angelo Bagnasco che con un telegramma ha fatto pervenire il suo appoggio a questa importante iniziativa dei Lions. Il convegno era rivolto non solo agli operatori sanitari ma anche alla cittadinanza: la sala gremita fino alla completa chiusura dei lavori è stata la dimostrazione di come il tema della donazione del sangue cordonale, correttamente trattato, e dell’applicazione allogenica e solidaristica delle Cellule Staminali Ematopoietiche (CSE) nella terapia delle malattie onco-ematologiche crea unanimità di consensi. Per coloro che affrontano per la prima volta questo argomento si precisa che le CSE, indovate nel midollo delle ossa spugnose, quali bacino, costole e sterno, hanno capacità di autorinnovarsi e di proliferare differenziandosi in elementi cellulari maturi del sangue: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Se trapiantate in individui colpiti da gravi patologie ematologiche e da alcune forme di tumori solidi, sono in grado di rigenerare il midollo osseo e il sistema immunitario consentendo al paziente di riagguantare la propria vita. Le CSE sono raccolte da tre fonti: da midollo osseo, da sangue periferico e da sangue cordonale.
Il Governatore Delegato al Tema di Studio Nazionale, Gabriele Sabatosanti Scarpelli, ha aperto il lavori e ha illustrato il fiorire sul tema delle iniziative Lions che stanno percorrendo la penisola: è stato chiaro a tutti il ruolo chiave e strategico che noi Lion possiamo ricoprire nel diffondere nell’opinione pubblica la cultura della donazione e nel far comprendere questo innovativo messaggio di solidarietà e di universalità. Valori, questi, che presiedono all’organizzazione del nostro sistema sanitario nazionale, tra i primi nel mondo per qualità di prestazioni e di giustizia sociale. È un messaggio che travalica i confini nazionali e diviene patrimonio del bene comune dell’umanità.
La conoscenza del sistema dell’HLA (Antigeni Umani Leucocitari) per la tipizzazione immunogenetica delle CSE, è fondamentale per determinarne la compatibilità tra individui non consanguinei e per il buon esito di un trapianto. La dr.ssa Nicoletta Sacchi, Direttore del Registro Italiano Donatori Midollo Osseo (IBMDR) a cui fanno capo dal 2007 anche le 18 Banche pubbliche di SCO della rete italiana con 27.000 unità di sacche bancate, ha trattato sui più recenti sviluppi. Nel passato la scarsa conoscenza del sistema HLA imponeva il trapianto di CSE solo tra fratelli compatibili e con HLA identici. Se la probabilità di reperire un donatore compatibile nella propria fratria è di circa il 25%, tra donatori estranei si riduce drasticamente a uno su 100.000. Oggi le famiglie sono molto meno numerose, senza donatori non famigliari, più del 70% dei malati non potrebbe trovare CSE compatibili. I tempi di attesa per il trapianto di CSE midollari sono molto lunghi. Per svariati motivi al momento della donazione il donatore potrebbe non essere più disponibile e il paziente sarebbe inevitabilmente destinato a morire. Inoltre, trattandosi di donatori adulti, le CSE midollari presentano minor compatibilità. Si sono perciò cercate altre fonti di CSE come quelle da sangue periferico (che quando possibile vengono prelevate dallo stesso paziente ed opportunamente trattate) o da cordone ombelicale. Le CSE cordonali, già bancate, sono di pronta disponibilità ed essendo ancora immature sono più facilmente compatibili.
Analizzando i dati mondiali dei trapianti, ci ha fatto notare la dr.ssa Letizia Lombardini, Responsabile SCO al Centro Nazionale Trapianti, si constata che il numero dei trapianti eterologhi (da donatore non consanguineo) di CSE è in continuo aumento: all’incremento contribuiscono in gran parte le CSE da sangue periferico seguito dalle CSE cordonali, che hanno superato le CSE midollari, in lenta diminuzione. Quando invece si analizzano i dati di pazienti pediatrici, si nota che il maggior numero ed il maggior incremento è di trapianti con CSE cordonali. I risultati ottenuti con le CSE cordonali – a conferma dell’elevato valore sociale della nostra campagna di sensibilizzazione - sono al momento incoraggianti e si prevede nei prossimi anni un incremento dell’uso di questa strategia terapeutica, in virtù del continuo affinarsi delle tecniche trapiantologiche e delle terapie di supporto nonché di un aumento delle sacche SCO disponibili nelle Banche. Queste dovranno in futuro non solo accrescere il proprio inventario, ma anche assicurare un controllo sulla qualità delle cellule fornite, al fine della massima sicurezza e salvaguardia del ricevente.
A conferma, la dr.ssa Simonetta Pupella, Direttore Sanitario del Centro Nazionale Sangue, ha spiegato i criteri sempre più stringenti di selezione delle sacche SCO. Per assicurare nel trapianto una migliore risposta terapeutica si è scelto di bancare solo unità con elevata cellularità (>120x107): nonostante l’incremento del numero delle donazioni, si evidenzia una riduzione delle unità bancate ed esposte in rete (dal 21% nel 2010 al 13% nel 2011).
A consolazione di una mamma che non vedrà bancato il suo dono a fini trapiantologici, il dr. Andrea Bacigalupo, Coordinatore Scientifico del Convegno, ha fatto presente che allo stato attuale della ricerca anche per SCO non selezionato si sta profilando un utilizzo terapeutico per vari tipi di patologie.
Perché ognuno possa reperire CSE cordonali con livelli ottimali di dose cellulare e di compatibilità è necessario triplicare l’inventario mondiale di donazioni solidaristiche, ha ribadito il dr. Paolo Rebulla, Direttore della Milano Cord Blood Bank, continuando: “La conservazione commerciale autologa non viene raccomandata dai maggiori esperti del settore per diverse ragioni, fra cui: a) la probabilità estremamente bassa di utilizzo attualmente prevedibile; b) le limitate conoscenze attuali sulla vitalità cellulare dopo molti anni di conservazione; c) la riduzione del potenziale patrimonio solidaristico pubblico causato dalla conservazione autologa; d) la discriminazione socio-economica relativa alla tariffa; e) il costo elevato della procedura”.
Il concetto è stato rafforzato dalla dr.ssa Gloria Pravatà, Consigliere Nazionale Adisco, che ha evidenziato la crescente e aggressiva strategia di marketing adottata dalle strutture private per la conservazione autologa, alla quale si deve rispondere promuovendo la cultura della solidarietà, principio fondante ed irrinunciabile su cui basare le moderne politiche del welfare. La conservazione per uso personale sottrae preziose risorse al bene comune mentre il trapianto di CSE cordonali da non consanguinei è ormai una opzione clinica consolidata.
L’attuale sfida, continua il dr. Riccardo Saccardi, Direttore della Banca Toscana Sangue Placentare di Firenze e EUROCORD di Parigi, è di ampliare l’inventario mondiale: il miglioramento del bancato consentirà un ulteriore aumento delle potenzialità cliniche di questa affascinante fonte di staminali.
Nuove tecnologie di trapianto e nuovi protocolli terapeutici permettono di utilizzare sempre più proficuamente CSE cordonali anche su pazienti adulti e i trapianti aumentano progressivamente, ha fatto presente il prof. William Arcese, Ordinario di Ematologia dell'Università Tor Vergata di Roma. In termini di risultati clinici, le analisi non rilevano sostanziali differenze tra il trapianto da SCO o da fonti di CSE midollari o da sangue periferico, provenienti da donatori volontari non correlati o da donatori famigliari semi-compatibili.
Relativamente alle nuove tecnologie di trapianto, il dr. Francesco Frassoni, dell’IRCCS G. Gaslini di Genova, ha descritto quella intraossea che consente di migliorare l'attecchimento di CSE cordonali nei trapianti in pazienti adulti.
Questo Tema di Studio è un vero e grande inno alla vita che esalta l’impegno di noi Lions quali volontari, ha evidenziato il Lion dr. Francesco Di Bella, Responsabile dell’evento e co-redattore dell’articolo, auspicando un supplemento di responsabilità da parte di tutti, Istituzioni in particolare, per continuare a sostenere la cultura della donazione SCO e la ricerca scientifica. È un’opportunità per arricchire il nostro impegno di servizio e rendere il nostro lionismo più dinamico, incisivo e fecondo. Il convegno è una tappa formativa per rispondere ad una missione, per capire e gustare al meglio che cosa c’è nel gesto della donazione SCO e farsene portavoce tra la gente. Durante il convegno, organizzato con il contributo del LC Genova Albaro, è stato presentato lo studio di ricerca sull’applicazione clinica delle CSE finanziato dal Club e l’annuncio dell’assegnazione di una nuova borsa di studio per una ricerca sui criteri di qualificazione del raccolto presso i punti nascita e la riqualificazione delle unità di SCO bancate presso la Liguria Cord Blood Bank.
Nel suo discorso di chiusura il Presidente del Consiglio dei Governatori, prof. Naldo Anselmi, complimentandosi per la riuscita della manifestazione, che ha richiamato tantissime persone esterne al mondo Lion, ha ringraziato relatori e partecipanti ed ha ricordato come al Congresso di Torino, seppur sopra le parti quale presentatore dei temi di studio, si sia da subito sentito coinvolto nella adozione da parte dell’assemblea della donazione SCO. Ha inoltre ricordato che nel passato i Lions avevano già affrontato l’argomento della donazione SCO ma come all’epoca fosse ancora argomento di ricerca di frontiera e prematuro per darne rilevanza sociale. Alla luce dei risultati raggiunti dalla ricerca negli anni più recenti, ormai consolidati nella clinica terapeutica, nonché delle amplissime prospettive applicative di tutti i tipi di staminali SCO, sono oggi maturi i tempi per supportare e sostenere con forza e decisione la donazione SCO e la ricerca scientifica ad essa correlata. La sua promozione è un impegno di alto valore civile rivolto non solo ad incrementare il bene comune ma anche a stimolare concretamente il comportamento etico e morale degli individui e delle comunità, direttamente o indirettamente coinvolti nella filiera o esterni ad essa.
É un percorso che noi Lion abbiamo intrapreso adottando l'argomento come tema di studio nazionale. Ora che lo conosciamo dobbiamo far nostro l’appello del mondo scientifico e cogliere la grande occasione di essere utili alla società.